Operaio schiacciato
sotto il ponte
della roggia

di Massimiliano Magli
I primi rilievi delle forze dell’ordine sul luogo della tragedia: l’operaio abitava nel Cremonese, ad Azzanello
I primi rilievi delle forze dell’ordine sul luogo della tragedia: l’operaio abitava nel Cremonese, ad Azzanello
I primi rilievi delle forze dell’ordine sul luogo della tragedia: l’operaio abitava nel Cremonese, ad Azzanello
I primi rilievi delle forze dell’ordine sul luogo della tragedia: l’operaio abitava nel Cremonese, ad Azzanello

Tragedia del lavoro ieri mattina a Rudiano, provocata da un’attività ormai mandata a memoria: la pulizia dei fossi a bordo di una piccola motobarca. Un lavoro che è costato la vita al cremonese Felice Pezzali, che il 16 aprile avrebbe compiuto 49 anni.

L’UOMO, residente ad Azzanello nel Cremonese, al 9 di via Cascina Fienile, è stato stritolato tra la barca sulla quale stava spostandosi lungo la roggia e il ponte sotto cui stava passando. Difficile ora dire se si sia trattato di una morte da trauma o persino da annegamento, visto che il corpo è finito in acqua. A tentare di rianimalo, ma inutilmente, è stato un collega che era al lavoro nelle vicinanza, su una seconda imbarcazione.

La tragedia è accaduta su un canale del Consorzio Molina, quel canale dove due anni fa era stato installato un nuovo pozzo per l’alimentazione del regime idrico. Ciò che allora fu una festa ieri si è trasformato in una tragedia.

La vittima lavorava per la Spurgo Rogge Monfredini Snc, società specializzata di Cumignano sul Naviglio: stando a una prima ricostruzione non era un dipendente bensì una partita Iva che periodicamente lasciava l’agricoltura per aiutare l’azienda nei periodi di maggior lavoro.

QUANDO sul posto sono arrivati l’auto medica del 112, i volontari dell’ambulanza da Trenzano, i Vigili del fuoco di Chiari e Orzinuovi, Pezzali era ormai cadavere visto che ogni tentativo di rianimarlo si era rivelato inutile.

I carabinieri della Compagnia di Chiari sono impegnati a chiarire l’esatta dinamica dell’infortunio mortale insieme all’Asl intervenuta per comprendere se vi siano responsabilità da parte del datore di lavoro.

In realtà pare fosse in atto mella zona un’attività abbastnza di routine da parte di un’azienda molto nota nella zona. Ma come è potuta accadere una disgrazia del genere? Questi barchini in realtà non sono barche vere e proprie: lavorano in condizioni di non galleggiamento, bensì di appoggio, e quindi in acque non troppo alte.

È a tutti gli effetti un mezzo anfibio, senza fondo su cui poggiare non procede. È prassi tuttavia percorrere anche la parte sottostante i ponti, e in tale prossimità i conducenti si abbassano per favorire il passaggio del mezzo, lavorando sulle leve idrauliche che determinano l’abbassamento dello scafo e consentono il passaggio.

Secondo i proprietari dell’azienda ipotizzare lo schiacciamento dell’uomo per qualche manovra strana pare piuttosto improbabile. Il mezzo si muove infatti a circa 1 chilometro all’ora e ogni eventuale manovra sbagliata avrebbe tutto il tempo per essere corretta dal manovratore: il corpo in ogni caso anche qualora la barca finisse sotto un ponte troppo basso dovrebbe essere protetto dalle sponde laterali del mezzo anfibio.

Una tragedia che colpisce una famiglia già particolarmente provata: l’uomo che aveva perso il padre lo scorso anno lascia nel dolore una figlia.

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